mercoledì 1 aprile 2015

John Kennedy


le sue frasi celebri

Non chiedetevi cosa può fare il vostro paese per voi. Chiedetevi che cosa potete fare voi per il vostro paese
Il comunismo non è mai andato al potere in un paese che non fosse smembrato dalla guerra o dalla corruzione, o da entrambe.
I cittadini del mondo rispettano una nazione in grado di vedere al di là dei suoi propri confini.
L’arte non è una forma di propaganda, ma una forma di verità.
Quelli che rendono impossibili le rivoluzioni pacifiche rendono le rivoluzioni violente inevitabili.
Scritta in cinese la parola crisi è composta di due caratteri. Uno rappresenta il pericolo e l’altro rappresenta l’opportunità.
In assenza di pianificazione, la legge della giungla prevarrebbe.
Se una libera società non può aiutare i molti che sono poveri, non dovrebbe salvare i pochi che sono ricchi.
Tutte le madri desiderano che i propri figli crescano fino a diventare presidente, senza però volerli vedere diventare politici durante questo processo.
Un uomo fa quello che è suo dovere fare, quali che siano le conseguenze personali, quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni. Questa è la base di tutta la moralità umana.
Il massimo della stupidità si raggiunge non tanto ingannando gli altri ma se stessi, sapendolo.
Il conformismo è il carceriere della libertà e il nemico della crescita.
Dobbiamo usare il tempo come uno strumento, non come una poltrona.
L’umanità deve mettere fine alla guerra, o la guerra metterà fine all’umanità.
Non penso che tutti i rapporti dei servizi segreti siano scottanti. Alcuni giorni apprendo di più dal New York Times.
Si può ingannare tutti una volta, qualcuno qualche volta, mai tutti per sempre.
La guerra contro la fame è in realtà una guerra di liberazione dell’umanità intera.
Perdona i nemici, ma non dimenticare mai i loro nomi.
Nel passato, chi ha cercato stupidamente di ottenere il potere cavalcando la tigre ha finito per esserne divorato.
L’uomo è il computer più straordinario di tutti.
John F. Kennedy nasce a Brooklin, nel Massachusetts, il 29 maggio 1917. Partecipa alla Seconda guerra mondiale come volontario; in marina, dopo essere stato ferito alla schiena, torna a Boston dove intraprende la carriera politica. Milita nel Partito Democratico come deputato e, successivamente, come senatore.
Il suo discorso pronunciato in Senato nel 1957 appare particolarmente significativo: Kennedy critica l’appoggio che l’amministrazione Repubblicana offre al dominio coloniale francese in Algeria. Sulla base della sua linea di rinnovamento nei confronti dei “Paesi Nuovi”, viene eletto presidente della Sottocommissione per l’Africa dalla commissione estera del Senato.
Il 2 gennaio 1960, annuncia la sua decisione di concorrere alle elezioni presidenziali, scegliendo come suo vicepresidente Johnson; nel discorso di accettazione della candidatura enuncia la dottrina della “Nuova Frontiera”. Come in passato, infatti, la Nuova Frontiera aveva indotto i pionieri ad estendere verso ovest i confini degli Stati Uniti, in modo da conquistare nuovi traguardi per la Democrazia Americana, ad esempio combattere il problema della disoccupazione, migliorare il sistema educativo e quello sanitario, tutelare gli anziani e i più deboli; infine, in politica estera, intervenire economicamente in favore dei Paesi sottosviluppati.
In campagna elettorale, assume una posizione riformista e si assicura i voti dei cittadini di colore, oltre all’appoggio degli ambienti intellettuali: in novembre vince le elezioni, battendo il Repubblicano Nixon, anche se con un margine minimo di maggioranza. Al momento della sua investitura, avvenuta il 20 gennaio 1961 a Washington, annuncia la decisione di varare un programma Food For Peace e di stabilire una “Alleanza per il progresso” con i Paesi latino-americani.
Alla fine di maggio parte per un importante viaggio in Europa, nel corso del quale incontra De Gaulle a Parigi, Krusciov a Vienna e Mac Millan a Londra. Al centro dei colloqui sono i rapporti di coesistenza tra USA e URSS, il disarmo, la questione di Berlino, la crisi del Laos, le relazioni politiche, economiche e militari tra gli Stati Uniti e gli alleati europei.
Dopo le esplosioni nucleari sovietiche causate dal alcuni esperimenti, però, autorizza a sua volta la ripresa degli esperimenti nucleari.
Sul piano della politica internazionale, l’obiettivo strategico di Kennedy nei confronti dell’Unione Sovietica è quello di un’intesa mondiale basata sulla supremazia delle due massime potenze, garanti della pace e della guerra. Per quanto riguarda l’America Latina, invece, il suo progetto consiste nell’emarginazione e nella liquidazione del Castrismo Cubano. Viene stipulata la “Alleanza per il progresso”, cioè un grande programma finanziario offerto all’organizzazione collettiva degli Stati Sudamericani.
Nella campagna elettorale per la presidenza, la questione dei neri aveva rivestito una grande importanza e il loro voto, confluito sulla scheda democratica, era stato decisivo per aprire al candidato della “Nuova Frontiera” le porte della Casa Bianca. Con l’andare del tempo, comunque, Kennedy non riesce a mantenere le sue promesse e in alcune zone del Paese si verificano delle vere e proprie discriminazioni razziali e gravi episodi di razzismo. I neri si ribellano e danno vita a grandi rivolte guidati da Martin Luther King.
Duecentocinquantamila neri e bianchi, organizzati in un’imponente corteo, marciano su Washington per rivendicare i diritti legislativi ed appoggiare le decisioni di Kennedy. Il Presidente, comunque, pronuncia dei discorsi nei quali invita al rispetto e alla tolleranza tra bianchi e neri. La situazione sembra risolversi e decide di partire per un viaggio a Dallas, dove viene accolto con applausi e grida di incitamento, si leva soltanto qualche fischio. Improvvisamente, però, mentre saluta la folla dalla sua auto scoperta, viene assassinato a distanza con alcuni colpi di fucile. A tutt’oggi, malgrado sia stato arrestato l’esecutore materiale dell’assassinio (il tristemente noto Lee Oswald), nessuno sa ancora con precisione chi siano stati i suoi probabili mandanti occulti.

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