domenica 29 marzo 2015

Benito MussolinI



BIOGRAFIA
Benito Mussolini, statista italiano, nacque a Dovia di Predappio (Forlì) il 29 luglio del 1883 da una famiglia di modeste condizioni economiche, il padre era fabbro ferraio e la madre maestra elementare.
Benito Mussolini frequentò la scuola elementare nel collegio salesiano di Faenza e poi nel collegio Carducci di Forlimpopoli, conseguendo nel 1901 il diploma di maestro elementare.
L’anno prima si era iscritto al Partito Socialista Italiano dimostrando subito un acceso interesse per la politica attiva stimolato anche dall’esempio del padre, esponente di un certo rilievo del socialismo anarcoide e anticlericale di Romagna.
Nel 1902 dopo una breve esperienza di lavoro come supplente in una scuola elementare del pavese, emigrò in Svizzera per sottrarsi al servizio militare, dove incontrò e frequentò elementi rivoluzionari dell’epoca, ma, per il suo attivismo anticlericale e antimilitarista, fu espulso da un cantone all’altro, prima di tornare in Italia nel 1904, approfittando di un’amnistia che gli permise di sottrarsi alla pena prevista per la renitenza alla leva.
Fino al febbraio del 1907 prestò il servizio militare a Verona, nei bersaglieri, poi ottenne una supplenza a Caneva di Tolmezzo, insegnò francese in una scuola privata a Oneglia fino a che nel 1909 coprì la carica di segretario della Camera del Lavoro di Trento (1909) e diresse il quotidiano “L’avventura del lavoratore”.
Schedato dalla Polizia come “sovversivo” e “pericoloso anarchico” venne più volte arrestato e processato per la partecipazione a scioperi e comizi non autorizzati. Presto in urto con gli ambienti moderati e cattolici trentini dove dirigeva il quotidiano “L’avventura del lavoratore”, fu espulso, sollevando un caso molto discusso nel mondo socialista.
Tornato a Forlì, Benito Mussolini si unì, con Rachele Guidi, la figlia della nuova compagna del padre e da essa ebbe, nel settembre 1910, la prima figlia Edda (Vittorio sarebbe nato nel 1916, Bruno nel 1918, Romano nel 1927, Anna Maria nel 1929, mentre nel 1915 sarebbe stato celebrato il matrimonio civile e nel 1925 quello religioso).
Nominato primo segretario della federazione socialista di Forlì ebbe la direzione del nuovo settimanale “Lotta di classe”, incarichi che conservò per tre anni, partecipando attivamente agli scontri all’interno del Partito Socialista alla ricerca di un’univoca fisionomia.
Benito Mussolini il 1° dicembre del 1912 accettò la direzione dell’ “Avanti!”e, fino allo scoppio della prima Guerra Mondiale rimase allineato sulle posizioni ufficiali del partito, di radicale neutralismo.
Nel giro di qualche mese, Mussolini mutò parere nella convinzione, comune ad altri settori dell’ “estremismo” di sinistra, della necessità dell’intervento in guerra dell’Italia, illustrando il suo pensiero nell’articolo intitolato “Dalla neutralità assoluta alla neutralità attiva ed operante”, dimettendosi dall’”Avanti!” e fondando “Il popolo d’Italia”, giornale ultranazionalista, radicalmente schierato su posizioni interventiste a fianco dell’Intesa che conseguì un clamoroso successo di vendite.
Espulso dal PSI nel novembre del 1914, Mussolini nell’aprile del 1915 fu arrestato a Roma mentre si accingeva a presiedere un comizio interventista, ma richiamato alle armi nell’agosto 1915, restò ferito durante un’esercitazione e congedato.
Tornato alla direzione del suo giornale “Il popolo d’Italia”, Benito Mussolini ruppe gli ultimi legami ideologici con l’idea socialista, in nome di un superamento dei tradizionali antagonismi di classe, prospettando l’attuazione di una società produttivistico-capitalistica capace di soddisfare le aspirazioni economiche di tutte le classi sociali.
Nel 1919 Mussolini fonda i Fasci di Combattimento che all’inizio non presero piede fra la gente, ma in seguito distintasi come forza organizzata in funzione antisocialista e antisindacale, ottenne crescenti adesioni e favori da agrari e industriali e quindi dai ceti medi.
Alle elezioni del maggio 1921 alla Camera vennero eletti 36 deputati fascisti, nell’ottobre 1922 i fascisti, dopo la famosa “Marcia su Roma” sono alle porte della capitale.
Benito Mussolini incaricato dal Re di costituire il nuovo governo costituì un gabinetto di larga coalizione al quale inizialmente parteciparono anche i popolari.
Nel 1924 con elezioni vinte a grande maggioranza da Fascisti e Liberali e l’appoggio della Monarchia, Mussolini consolidò la sua posizione di Capo del Governo; un’incessante propaganda cominciò a esaltare in maniera spesso grottesca le doti di “genio” del “duce supremo” (il titolo Dux era strato attribuito a Mussolini dopo la marcia su Roma), trasfigurandone la personalità in una sorta di semidio “insonne” che aveva “sempre ragione” ed era l’unico in grado di interpretare i destini della patria.
Nell’aprile del 1927, a realizzazione dell’ideale societario fascista, venne pubblicata la “Carta del Lavoro”, che prevedeva 22 corporazioni e l’11 febbraio del ’29 l’anticlericale Mussolini firmò i “Patti Lateranensi” con il Vaticano che rappresentavano la conciliazione fra lo Stato italiano e la Santa Sede.
In politica estera Benito Mussolini portò il suo paese in avventure militari, che si rivelarono più che altro disavventure: l’occupazione di Corfù nel 1923 e la conquista dell’Etiopia nel 1935.
Alla minaccia delle “sanzioni” formulate a Ginevra, Mussolini rispose con “l’autarchia” e la nascita dell’Impero italiano d’Etiopia raggiungendo in massimo della popolarità in patria, ma entrando in conflitto con la Gran Bretagna, la Francia e la Società delle Nazioni, cosa che lo costrinse ad un lento ma fatale avvicinamento alla Germania.
Nel novembre del 1937 l’Italia firmò il “Patto Anticominform” con Germania e Giappone ed uscì dalla Società delle Nazioni.
Preso dalla ragnatela di Hitler, Mussolini promulgò le leggi razziali contro gli ebrei, che entrarono in vigore il 17 novembre del ’38 e nel 1939, firmò il “patto d’Acciaio” legandosi definitivamente al carro dei nazisti.
Convinto che la guerra iniziata dai tedeschi sarebbe stata una guerra lampo, ignorando l’impreparazione delle truppe ed i consigli dei suoi collaboratori, Mussolini portò l’Italia in guerra al fianco dell’Asse, assumendo il comando supremo delle truppe operanti su tutti i fronti (11 giugno 1940) dando così il via all’inizio della fine per il regime fascista.
Incominciarono così le gravi vicende della guerra, in Grecia nel 1941, in Egitto nel 1942, il proposito di stendere sul “bagnasciuga” i nemici che avessero osato porre il piede sul suolo d’Italia (24 giugno 1943) si infranse contro l’invasione anglo-americana della Sicilia.
Esautorato da un voto del Gran Consiglio (24 luglio) e fatto arrestare dal re Vittorio Emanuele III (25 luglio), Mussolini venne trasferito a Ponza, poi alla Maddalena e infine a Campo Imperatore sul Gran Sasso dove fu liberato dai paracadutisti tedeschi il 12 settembre.
Mussolini il 15 settembre 1943 proclamò, dalla Germania, la ricostituzione del Partito Fascista Repubblicano e, ormai stanco e malato, in completa balia delle decisioni di Hitler, si insediò a Salò, capitale della nuova Repubblica Sociale Italiana, cercando di far rivivere le parole d’ordine del fascismo della “prima ora”.
Sempre più isolato e privo di credibilità, quando i tedesche erano ormai in ritirata, Mussolini cercò di proporre ai capi del C.L.N.A.I. (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia) un assurdo passaggio di poteri, che fu respinto.
Travestito da militare tedesco, Benito Mussolini tentò allora, insieme alla compagna Claretta Petacci, la fuga verso la Svizzera, ma, riconosciuto dai partigiani a Dongo, fu arrestato e il 28 aprile 1945 giustiziato per ordine del C.L.N., presso Giulino di Mezzegra.
Il corpo del dittatore Benito Mussolini, assieme a quello della compagna e di altri gerarchi fascisti, vennero esposti vergognosamente nel Piazzale Loreto, a Milano.
- Dux mea lux
- Meglio vivere un giorno da leone, che cento anni da pecora.
- Chi si ferma è perduto.
- Meglio morire in piedi, che vivere una vita in ginocchio.
- Noi siamo caduti e ci siamo rialzati parecchie volte.E se l’avversario irride alle nostre cadute, noi confidiamo nella nostra capacità di risollevarci. In altri tempi ci risollevammo per noi stessi, da qualche tempo ci siamo risollevati per voi, giovani, per salutarvi in piedi nel momento del commiato, per trasmettervi la staffetta prima che ci cada di mano,come ad altri cadde nel momento in cui si accingeva a trasmetterla. Accogliete dunque, giovani, questo mio commiato come un ideale passaggio di consegne. E se volete un motto che vi ispiri e vi rafforzi, ricordate: Vivi come se tu dovessi morire subito. Pensa come se tu non dovessi morire mai.
Alcuni motti e aforismi
- Se avanzo seguitemi, se indietreggio uccidetemi, se mi uccidono vendicatemi.
- Nessun fenomeno al mondo può impedire al sole di risorgere.
- Fedeltà è più forte del fuoco.
- Il vomere e la lama sono entrambi di acciaio temprato come la fede dei nostri cuori.
- Brigate Nere
- Pronti, ieri, oggi, domani al combattimento per l’onore d’Italia.
- Libro e moschetto. Fascista perfetto: MUSSOLINI
- Me ne frego.
- Boia chi molla.
- Molti nemici, molto onore.
- Fino alla vittoria.
- Le radici profonde non gelano mai.
- O con noi o contro di noi.
- Dovete sopravvivere e mantenere nel cuore la fede.
- Il mondo me scomparso, avrà bisogno ancora dell’idea che è stata e sarà la più audace, a più originale e la più mediterranea ed europea delle idee. La storia mi darà ragione.
- Se un uomo non è disposto a correre qualche rischio per le sue idee,o le sue idee non valgono nulla o non vale niente lui.
- Quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare.
- L’Ardito della “M U T I” serve, combatte e muore per l’Italia, per il Duce, per il Fascismo.
- Non siamo gli ultimi di ieri ma i primi del domani.
- Meglio lottare insieme che morire da soli.
- Non basta essere bravi bisogna essere i migliori.

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