domenica 29 marzo 2015

Enrico Berlinguer


BIOGRAFIA
Enrico Berlinguer nasce a Sassari il 25 maggio 1922. Consegue la maturità classica e si iscrive alla facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Sassari, sostenendo tutti gli esami e progettando di laurearsi con una tesi dal titolo “Filosofia del diritto: da Hegel a Croce e Gentile”.
Nell’ottobre del 1943 si iscrive al Partito Comunista Italiano, diventando Segretario della sezione giovanile di Sassari.
All’inizio del 1944 Berlinguer è ritenuto uno dei responsabili dei “moti per il pane” verificatosi in quei giorni a Sassari: viene arrestato. Viene prosciolto e scarcerato alla fine del mese di aprile. Poco dopo è nominato responsabile della Federazione Giovanile Comunista di Sassari.
Si trasferisce poi a Roma ed entra a far parte della Segreteria Nazionale del Movimento Giovanile Comunista.
Nel 1945, dopo la Liberazione è a Milano come responsabile della Commissione giovanile centrale del PCI.
Tre anni più tardi, al VI Congresso del PCI, viene eletto membro effettivo del Comitato Centrale e membro candidato della direzione del partito. In seguito, al Congresso nazionale della Federazione Giovanile Comunista Italiana, viene eletto Segretario Generale: manterrà la carica fino al 1956; assume inoltre la Presidenza della Federazione Mondiale della Gioventù Democratica che ricoprirà fino al 1952.
Nel 1957 sposa Letizia Laurenti, dal cui matrimonio nasceranno quattro figli (Bianca, Marco, Maria e Laura); in questo periodo torna in Sardegna come Vice Segretario Regionale del PCI.
Sarà Segretario Regionale del PCI del Lazio dal 1966 al 1969. Eletto deputato, entra in Parlamento per la prima volta nel 1968 divenendo membro della Commissione Esteri; ben presto all’interno del partito arriva alla carica di Vice Segretario Nazionale.
Al XIII Congresso Nazionale del PCI, svoltosi a Milano nel marzo del 1972, Berlinguer viene eletto Segretario Nazionale.
E’ il 7 giugno 1984 quando si trova a Padova: durante un comizio per le elezioni europee un ictus cerebrale lo colpisce. Morirà pochi giorno dopo, l’11 giugno.

7 giugno 2004
[...] I partiti politici non possono ridursi ad adagiarsi sulle posizioni della parte più torbida e tarda del loro elettorato. Questo significherebbe una abdicazione alla funzione che dovrebbe essere propria di tutti i partiti democratici, cioè quella di guidare, promuovere, formare una coscienza politica più avanzata. [...]
Aula di Montecitorio, 20 febbraio 1976
————————————–
[...] Dare all’Italia una legge che elimini l’ignominia dell’aborto clandestino, nel rispetto dovuto alla sicurezza, alla dignità, alla libertà delle donne, nel rispetto dovuto alla maternità e alla formazione della vita, nel rispetto dovuto ai sentimenti più gelosi e a tutti i princìpi etici, religiosi ed ideali. Sia questa battaglia per una civile e moderna regolamentazione dell’aborto un momento importante della lotta per l’emancipazione della donna
e per la costruzione di una società nuova! [...]
Aula di Montecitorio, 20 febbraio 1976
—————————————
[...] Noi non mettiamo in discussione l’appartenenza dell’Italia alle alleanze internazionali di cui è parte, ma vorrei riaffermare anche che uno degli obiettivi principali per cui continueremo a batterci è quello di una politica estera che porti il nostro paese ad essere tra i promotori più conseguenti di un’opera che faccia ritrovare all’Europa occidentale e alla stessa Comunità europea un incisivo ruolo mondiale. [...]
Aula di Montecitorio, 14 luglio 1977
————————————
[...] Siamo di fronte ad un decadimento, ad una perdita di autorità politica e morale dei gruppi dirigenti; e siamo di fronte al rischio che in qualche misura sia offuscato quel cardine della democrazia costituito dal sistema dei partiti, e quella conquista della Resistenza che fu la costruzione dei grandi partiti democratici di massa. [...]
Aula di Montecitorio, 20 febbraio 1976
—————————————
[...] È giunto il momento di affidare la sicurezza non più soltanto agli equilibri militari, ma ai rapporti politici ed economici di cooperazione. L’equilibro del terrore non basta più a garantirla e rischia, anzi, di diventare fonte di insicurezza e di conflitto. [...]
[...] Il rispetto delle alleanze non significa che l’Italia debba tenere il capo chino. I rapporti di amicizia e di cooperazione con gli Stati Uniti, che anche noi vogliamo coltivare, e la simpatia che proviamo verso
il popolo americano, non possono escludere, ma anzi richiedono, la protesta e la ripulsa contro ogni intrusione nelle questioni sulle quali soltanto a noi italiani spetta decidere. [...]

Nessun commento: